Incerto rimane se attribuire alla stessa età normanna
o alla successiva epoca sveva (1189-1266) la crescita dell'abitato in un
nucleo del tutto isolato, BORGO NUOVO, allora detto Casale
Nuovo, sebbene verso questo secondo periodo orienti una precisa ragione
storica, quale la condizione di Agropoli, maturata allora, di università
demaniale, cioè di comune sottoposto all'autorità regia,
condizione abbastanza privilegiata ri spetto a quella di semplice università
feudale, tale da favorire un ulteriore sviluppo demografico ed urbano.
Ma la posizione del nuovo quartiere, privo di strutture fortificate ed
isolato sul versante nord del promontorio, ne mise in forse l'esistenza,
tanto è vero che a conclusione della "guerra del Vespro"
fu l'unica parte dell'abitato che venne specificatamente dichiarata abbandonata(18).
Tra la fine del Xlll secolo ed i princìpi del XIV deve porsi la
costruzione della cortina muraria esterna nord-sudest (v. fig. 3), ancora
in parte esistente, portata con andamento irregolare lungo il rialzo naturale
del terreno ed interrotta, pare, da due postierle, una all'altezza di Borgo
Nuovo, I'altra sull'attuale percorso di via C. Rossi, per la cui costruzione
in tempi recenti fu abbattuto un buon tratto dell'antica muraglia difensiva.
Questa partiva dall'ingresso della fortezza per raggiungere la punta su
cui oggi si erge il faro costiero e, sbarrando l'accesso dell'abitato ad
incursioni portate dal versante est del promontorio, finiva col completare
il sistema difensivo della cittadella, la cui chiave di volta si incentrava
nel Castello. Questo, a sua volta, in epoca angioina, per le vicende e
le conseguenze della guerra "del Vespro" fu sottoposto a numerosi
interventi di consolidamento, giacché dal 1286 al 1299, per i 13
anni che si protrasse lo scontro fra Angioini ed Aragonesi su questo tratto
di costa cilentana, Agropoli costituì insieme a Capaccio lo sbarramento
alle truppe aragonesi in risalita verso Napoli ed attestate a Castellabate,
subendo ai princìpi del 1925 anche una conquista che però
non si protrasse oltre i primi di maggio di quello stesso anno. Degli interventi
di questo periodo è difficile cogliere la portata, ma appare probabile
che allora i tre angoli della fortezza fossero rinsaldati da torri, ristrutturate
o inglobate poi nei totali rifacimenti del XV secolo. Non solo l'esistenza
ma anche una certa consistenza del Palazzo baronale, costruito nella zona
centrale del lato est della fortezza, è presupposta dalla notizia
che alla fine del Duecento fecero qui residenza i Sanseverino conti di
Marsico, i più potenti feudatari del Regno di Napoli, e, dopo la
conclusione della ricordata guerra "del Vespro" e la restituzione
del castello alla curia vescovile di Capaccio, vi soggiornarono spesso
nel corso del XIV secolo pure i vescovi di quella diocesi(19). A tale periodo
va anche riferita la costruzione nell'abitato della cappella "Mainenti",
rimaneggiata poi verso la fine del Seicento. Nel corso del XV secolo, esattamente
dal 1436, il feudo di Agropoli divenne possesso dei Sanseverino di Marsico,
i quali apportarono le più sostanziali modifiche alle strutture
del Castello, a cui fu data la forma che praticamente oggi conserva. Gli
interventi edilizi innanzitutto ne modificarono parzialmente la pianta,
che, previa escavazione dei fossati, fu resa pressoché quadrangolare
con la costruzione su lato nord di una più larga muratura e l'illntåsto
di una torre poligonale a protezione del nuovo ingresso. Questo a sua volta
fu più strettamente custodito da una saracinesca e da un ponte levatoio
raggiungibile con un percorso tortuoso lungo il bordo del fossatoord-ovest,
culminante poi in uno stretto camminamento su archi rampanti, portato ad
angolo retto nell'ultimo o tratto per interdire la manovra alle macchine
ossidionali. Se non rifatte, furono allora ristrutturate a scarpata le
tre torri cilindriche risalenti, forse, al XIII sec. Di esse, quella di
nordest ebbe un perimetro maggiore perché svolgesse anche la funzione
di contrafforte a sostegno della staticità del complesso, in quel
punto meno solido in quanto i muri esterni raggiungevano qui la maggiore
altezza dal suolo eci il massimo aggetto rispetto al vecchio profilo della
vetta incastellata. Fu poi tessuta una nuova cortina muraria per raccordare
la struttura delle torri col primitivo impianto, e prese un più
consistente corpo il Palazzo baronale, di cui fu notevolmente ampliata
l'area del pianterreno, a livello della piazza d'armi, e costruito il secondo
piano, vera e propria residenza del feudatario. L'attuale stato di questo
edificio, in più punti crollato, permette solo un parziale riconoscimento
della destinazione dei vari ambienti, tra i quali resta per ora sconosciuta
l'ubicazione della cappella palatina, della cui esistenza si è avuta
certezza a seguito dell'individuazione da parte di chi scrive di un gruppo
di circa 70 tegole decorate ad affresco sulla superficie inferiore, che,
seppure rinvenute riutilizzate qui in sede secondaria, devono riconoscersi
come appartenenti in origine al tetto di un struttura adibita al culto(20).
Probabilmente tutti questi fondamentali interventi sulla fortezza vanno
più specificamente riferiti al periodo nperto dalla Congiura dei
Baroni (1485-87), che ebbe tra i più importanti protagonisti i Sanseverino,
allora Principi di Salerno, che protrassero la loro personale lotta contro
i re aragonesi di Napoli fino al 1497, fortificandosi sia in questo castello
che in quelli di Rocca Cilento e di Teggiano. Di certo abbiamo notizia
di notevoli lavori eseguiti tra il 1488 ed il 1494 su parti non specificate
delle fabbriche e sui fossati del nostro castello, anzi risulta che nell'ultima
data, proprio per l'escavazione dei fossati furono demolite e danneggiate
anche case di privati cittadini ', fatto che dimostra come il perimetro
dell'abitato si estendesse in origine fin sotto le strutture della fortezza.
In verità il perdurare nella regione cilentana per tutto il Quattrocento
di uno stato di guerra, lo scatenersi sulla costa della pirateria genovese
e musulmana, quest'ultima particolarmente aggressiva dopo la conquista
turca di Costantinopoli del 1453, e, non ultimo, gli effetti dei due più
importanti ma non unici fenomeni di peste, quello del 1421 e del 1492-3,
non favorirono ulteriori sviluppi urbani.
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