Durante l'età normanna il feudo di Agropoli, formato dai centri abitati di Eredita, Pastuia e dagli scomparsi villaggi di Lucolo, Mandralle, S. Marco di Agropoli, S. Pietro di Eredita, fu dato ai Vescovi di Capaccio che lo possedettero, eccetto che per alcuni brevi periodi, fino ai primi decenni del XV sec.10 Durante l'età Sveva, questo possesso feudale dei Vescovi di Capaccio, a seguito della politica accentratrice di Federico II che perseguiva sia la riduzione del potere giurisdizionale della Chiesa e che dei privilegi dei feudatari, ebbe delle limitazioni. Agropoli, a differenza delle altre città, era una università demaniale. In quanto tale, godeva di alcune prerogative: l'amministrazione e l'economia erano regolate da propie leggi e consuetudini, mentre la giustizia era esercitata , non dai signori locali, ma dai Magistrati della Corona che avevano rapporti diretti con l'Imperatore ed operavano sotto la sua tutela. Papa Innocenzo IV, a seguito di tale politica, non solo scomunicò Federico II ma incitò anche i feudatari a ribellarsi al giogo dell'Imperatore. I rancori e gli odi dei feudatari esplosero in una vasta reazione anti-imperialistica che va sotto il nome di "Congiura di Capaccio" e che si concluse con la sconfitta dei congiurati. Quando nel 1250 Federico II morì, i suoi possessi furono ereditati dal figlio Manfredi. Questi nominò lo zio Galvano Lancia "Gran Maresciallo del Regno e Conte del Principato Salernitano" e gli concesse anche le Baronie del Cilento ed il Feudo di Agropoli.