Ai princìpi del XIX secolo, in connessione coll'occupazione del Regno di Napoli da parte dei Francesi (1805-1815), Agropoli ritornò rapidamente a rivestire un interesse militare e come tale subì da parte delle truppe di passaggio una serie di occupazioni che incisero negativamente sulla consistenza demografica del centro, ridottosi, secondo il rilevamento del 1816, a sole 520 persone, con un calo di circa il 24% delle presenze rispetto al 1754. Le truppe in transito si acquartierarono soprattutto nel Castello, distruggendovi non solo suppellettili ed infissi ma anche parte delle strutture, tanto che nel 1816 vi rimaneva solo qualche vano utilizzabile come magazzino, mentre il ponte levatoio era crollato. Pertanto l'accesso all'edificio era reso possibile solo da un'apertura posta al di sotto dell'ingresso principale e poco al di sopra del livello del fossato, che immetteva, attraverso uno stretto camminamento ricavato nello spessore delle murature, nell'unico grosso ambiente ancora risparmiato dai crolli. Nel 1820 Ferdinando I di Borbone emise un decreto per l'acquisto del Castello ad uso del Genio Militare, ma l'ordine del Re non ebbe seguito e, mentre le autorità militari non si pronunciavano sull'utilità di tale acquisto, i Sanfelice cedettero nel 1837 la proprietà del Castello alla famiglia Corasio di Agropoli. Nel frattempo l'edificio si era ridotto in tale stato che il Ministero della Guerra borbonico, avendo stabilito nel 1824 che per ripristinarlo occorreva la stessa spesa che per edificarlo ex novo, rinunciò definitivamente a farne oggetto militare(32). Mentre il Castello veniva in breve tempo ridotto ad un informe rudere, e in assenza di ogni sensibilità civica e culturale abbandonato poi al più totale degrado fino allo scorso decennio, solo allora recuperato ad un minimo di dignità dall'esclusivo e personale impegno dell'attuale proprietario, l'architetto Nino Dente, Agropoli nel corso nel corso del XIX secolo registrata la prima espansione dell'abitato fuori dal perimetro delle mura medioevali. Il confronto fra i dati della mappa del 1807 e quelli desumibili dalla carta dell'lGM del 1908, mostrano che, rispetto alla scarsissima presenza di edifici extraurbani ai princìpi del secolo, I'abitato nel corso dello stesso si propagò seguendo le vecchie direttrici stradali. Dapprima un nucleo di edifici si abbarbicò all'avancorpo delle mura meridionali inglobandone totalmente le strutture fino alla porta urbica, poi le costruzioni tesero a separarsi e si dislocarono prima lungo la via F. Patella e la via della Marina, raggiungendo via C. Pisacane, poi, sul finire del secolo, lungo corso Garibaldi e, quando il tracciato ferroviario diede il primo sostanziale apporto alla trasformazione della languente economia del centro, accompagnò con sporadiche presenze la nascita della nuova grande arteria, la Strada della Stazione, su cui venne creato il primo ponte sul fiume Testene, fino ad allora valicato solo a guado. Parallelamente, a fronte dei 520 abitanti del 1816, le nuove tappe dell'espansione urbana furono segnate da 2.014 presenze nel 1861, 2.217 nel 1871, 2.276 nel 1881 e 3.001 nel 1891.