età LUCANA
2400 anni fa (IV sec. a.C.)

IL CONTESTO LOCALE
Agli inizi del IV sec. a.C. i Lucani conquistano Poseidonia e, pur assimilando quasi totalmente la cultura greca, modificano l'assetto del territorio che ora appare densamente abitato. Sono stati individuati, infatti, molti insediamenti agricoli (fattorie) grazie al rinvenimento di nuclei di tombe sparsi nelle campagne. Nell'ambito di Agropoli sono segnalate, in relazione ad insediamenti di epoca lucana, le località Madonna del Carmine, Moio, Cupa e Marrota. Particolarmente significativa � la famosa tomba rinvenuta in Contrada Vecchia (Piano delle Pere). Si tratta di una tomba a camera con doppia deposizione, maschile e femminile (marito e moglie). Secondo la consuetudine delle tombe lucane le pareti sono dipinte con scene di partenza o ritorno del guerriero, di giochi funebri (duelli o corse) in onore del defunto; il corredo funebre � composto da una serie numerosa e ripetitiva di vasi a vernice nera o dipinti a figure rosse e firmati dal grande artista pestano Assteas. La tomba di C.da Vecchia ci illumina sulle caratteristiche della società lucana, guerriera ed agricola, in cui l'uomo assolve ai compiti militari, mentre la donna custodisce e dirige l'azienda-casa, svolgendo un importante ruolo sociale.

TOMBA Dl CONTRADA VECCHIA Dl AGROPOLI
Scoperta nel 1967 ed attualmente esposta al Museo Nazionale di Paestum, � del tipo a camera con doppio spiovente, in travertino locale, orientata NE/SO, con accesso a SO. E' suddivisa in due parti da un tramezzo di basse lastre, gi� previsto nel progetto originario della tomba. Alla parete di fondo � addossato il letto funebre con la sepoltura maschile, al divisorio il letto funebre della sepoltura femminile. La corta parete di fondo � decorata con il ritorno del guerriero a cavallo, armato di lance e scudi, protetto da elmo e tipica corazza lucana a tre dischi. I lati lunghi rappresentano ciascuno un combattimento di gladiatori e una corsa di quadrighe. Le pitture funerarie lucane, caratteristiche del ceto emergente che si identificava nel ruolo guerriero, erano eseguite secondo una tecnica che prevedeva la messa in opera dei blocchi delle pareti, poi la stuccatura e l'intonacatura, infine la decorazione. I corredi funerari sono nettamente differenziati: all'uomo spettano i vasi del banchetto e del vino (CRATERE, SKYPHOS, KYLIX), alla donna il vaso per l'acqua (HYDRIA), quello rituale del matrimonio (LEBES GAMIKOS) e i frutti miniaturistici di terracotta (UVA, FICHI, MELOGRANO ecc.), simbolo delle funzioni materna e domestica svolte dalla donna nella società lucana.

ASSETTO TERRITORIALE Dl POSEIDONIA LUCANA
Le evidenze archeologiche, non solo di Poseidonia, ma di tutta l'area circostante, hanno mostrato che la dominazione lucana ha prodotto grosse trasformazioni nel paesaggio agrario. Il territorio, che nel VI e V sec. aveva avuto soprattutto una utilizzazione cerealicola, dalla seconda metà del IV sec. viene occupato da insediamenti agrari documentati da fattorie collegate a nuclei di tombe. Le coltivazioni predominanti sono divenute ora la vite e l'ulivo.

CONFINI TERRITORIALI DELLA LUCANIA ANTICA
Strabone, storico del I sec. a.C., nella sua opera storico-geografica la "Geografia" descrive i confini della Lucania: "La Lucania � il territorio posto tra la costa del Tirreno, dal Sele al Laos, e quella del mar Ionio, da Metaponto a Turi" (VI, 1, 4). Da questa descrizione apprendiamo che la Lucania anffca era più vasta di quella odierna; infatti la Lucania anffca corrisponde al territorio di tre regioni odieme: Basilicata, Campania meridionale (Cilento, Vallo di Diano) e Calabria (Laos, Sibari, Turi). I confini geografici della Lucania, cos� come sono descritti da Strabone, riflettono la situazione posteriore alla scissione fra Bruzii (anffchi abitanti della Calabria) e Lucani awenuta nel 356 a.C. con il confine fra le due regioni nell'istmo tra Turi e Cirella (Piccola Lucania). Prima di questa data, le fonti dal V sec. in poi conoscevano una vasta area, chiamata convenzionalmente dai moderni Grande Lucania, che si spingeva fino allo stretto di Messina ed era abitata da genti di ceppo sannitico. L'insistenza di Strabone sulla disffnzione tra Lucani e Bruzii ci fa intuire la nascita di frontiere tribali.

I LUCANI
Le fonti letterarie antiche ci dicono che i Lucani discendevano dai Sanniti, i quali a loro volta discendevano dai Sabini. Non � specificato per� quando le genti italiche di ceppo osco-sabellico si stanziarono in Lucania. Strabone, in un altro passo della Geografia (VI, I, 1) dice che prima dell'arrivo dei Greci non vi erano Lucani nell'area del golfo di Taranto ma vi abitavano Choni ed Enotri. Quando poi i Sanniff divennero più potenti, cacciarono Choni ed Enotri ed installarono in questa zona i Lucani. Nello stesso periodo i Greci cominciarono a colonizzare le coste tirreniche e ioniche cosicch� Greci e popoli italici combatterono a lungo per il possesso di tali zone. L'epoca di questa invasione di genti di ceppo sannitico sembrerebbe dunque contemporanea all'inizio della colonizzazione greca storica dell'Italia meridionale (VIII sec. a.C.). Non dobbiamo per� pensare ad una sosfftuzione meccanica e veloce dei Lucani al posto degli Enotri e dell'area geografica in cui erano stanziati. La testimonianza di Antioco (storico del V sec. a.C.) che "Italo, re degli Itali, rese agricoltori gli Enotri che prima erano nomadi" ha fatto ipotizzare ad alcuni studiosi (Lepore, D'Agostino) che questo passaggio da un'economia pastorale ad una economia agricola ci rimandi molto indietro nel tempo e cioè all'età del bronzo. Ritornando ora ai Lucani, noi sappiamo da Polieno (Stratagemmi, II, 10.2.4) che nel periodo compreso tra il 444 e il433 essi combatterono contro la colonia panellenica di Turi (ex Sibari); da questo momento in poi la storiografia greca deve riconoscere i Lucani come una forza politicamente e militarmente organizzata, capace di minacciare i Greci dell'Italia meridionale. Il IV sec. a.C. fu il momento di massima espansione e unit� politica dell'ethnos lucano. Tale fenomeno fu il risultato di una lunga e lenta penetrazione di popolazioni osche, da una parte, e di un altrettanto lungo processo di rapporti - vuoi di ostilit�, vuoi di collaborazione - fra le popolazioni indigene e i Greci che abitavano le coste ioniche e tirreniche.