Una società cosi religiosa accoglieva la morte come un evento naturale: il trapasso ad altra vita. Si aveva un sentimento di familiarità con la morte, senza paura nè disperazione, a metà strada tra la rassegnazione passiva e la fiducia mistica. "L'uomo subiva con la morte una delle grandi leggi della specie e non pensava nè a sottrarvisi nè ad esaltarla. L'accettava semplicemente con quel tanto di solennità, che bastava a contrassegnare l'importanza delle grandi tappe, che ogni vita doveva superare".5 Perchè questo passaggio avvenisse serenamente, il momento della morte veniva preparato con grande cura; chiamando tempestivamente il sacerdote, affinche offrisse i conforti estremi al moribondo e ne ascoltasse le ultime volontà, che venivano raccolte dallo stesso sacerdote nel testamento detto "ad pias causas". La parte più lunga del testo era quella riservata alla professione di fede, la confessione dei peccati e la riparazione dei torti, l'elezione della sepoltura e, infine, le disposizioni a favore dell'anima: messe e preghiere.6 Nel '700 questi testamenti "ad pias causas" vennero vietati ma si continuarono a stilare ugualmente. La chiesa era il ricettacolo dei defunti e di ciascun corpo si teneva conto della sua condizione sociale: i preti erano sepolti ai piedi dell'altare maggiore, nobili e borghesi davanti agli altari di giuspatronato, i defunti della confraternita davanti alle relative cappelle, poi c'erano le fosse dei bambini, dei morti per cause violente, infine, quella comune per tutti gli altri.7 Al termine della sepoltura la famiglia doveva osservare il lutto per circa un anno. Il lutto aveva un duplice scopo: da una parte obbligava i familiari ad esprimere il dolore, che a volte non sentivano, dall'altra, però, consentiva al sopravvissuto, sinceramente addolorato di limitare il propio dolore, in quanto costretto a condurre un certo tipo di vita sociale, le visite dei familiari, dei vicini, lo aiutavano a sfogare la propia pena, sempre senza superare il limite delle convenienze.8 Diversa era la condizione di coloro che morivano "da peccatore", senza cioè aver ricevuto i sacramenti. Essi non avevano alcun diritto di essere sepolti in luogo sacro, per cui i loro corpi venivano inumati fuori dall'abitato o addirittura buttati giù da una rupe. In realtà, pochi facevano queta fine; solo coloro che, già famosi come pubblici peccatori, erano improvvisamente colti dalla morte, senza aver potuto esprimere una parola di pentimento.