Senza entrare nel merito di fatti e circostanze già altrove
chiarite e documentate(6), ricordiamo che la presenza dell'uomo sul promontorio
di Agropoli rimonta ad epoca molto antica, forse al neolitico, sebbene
un suo insediamento stabile e continuo compaia solo nell'età del
bronzo, proseguito poi nell'età del ferro fino all'arrivo dei coloni
greci, approdati sulle nostre coste sul cadere del VII secolo a.C. Le poche
tracce archeologiche finora reperte indicano per l'età protostorica
un insediamento di carattere sparso, costituito da capanne che, a partire
dalla zona cacuminale, occupata successivamente dal Castello, si dislocavano
lungo la fascia del promontorio che prospetta declinando a Nord il mare;
ad esso va connesso il toponimo Palo, di origine preindeuropea, il più
antico conservatosi in sito ed ancora vivente, dal significato di "protuberanza
collinare". Questo insediarnento ospitò genti dedite alla caccia
ed alla pesca(7), oltre che legate, secondo la tradizione già antica,
al culto di due divinità identificate successivamente dai Greci
con Eracle ed Artemide, dai Romani con Ercole e Diana.
I Greci attinsero il nostro promontorio contemporaneamente o
appena poco dopo il loro insediarsi sul litorale dove edificarono Poseidonia,
detta poi Paestum dai Romani, e la necessità di rapporti commerciali
con gli indigeni, favoriti dalla possibilità di approdo esistenti
allora alla foce del fiume Testene, che con un corso più cospicuo
e regolare raggiungeva la baia della Licina, dove l'insenatura costiera
era molto più profonda dell'attuale ed abbastanza protetta dai venti,
li indusse ad erigere già nel corso del Vl secolo, sempre nella
parte cacuminale del promontorio, un Artemision, un tempio in onore di
Artemide. Di questo rimangono diverse testimonianze, costituite soprattutto
da un rocchio di colonna giacente tra gli scogli in località Vetosa,
due frammenti di terrecotte architettoniche, rinvenute durante i lavori
di scavo nell'area del Castello, numerose testine votive fittili recuperate
in tempi diversi nella stessa area ed alcuni blocchi di travertino pestano
relativi allo stilobate del tempio o al suo temenos, ubicati sul margine
sud-est della piazza d'armi della fortezza. L'attuale sede di quest'ultimi,
vista la loro posizione ed utilizzazione, non appare lontana dalla giacitura
originaria e, dato che il luogo costituisce anche l'ideale epicentro della
diaspora dei materiali finora ritrovati, proprio nell'angolo sud-orientale
del Castello va ricercato con molta probabilità il sito dell'Artemision,
là dove in antico si estendeva al vertice del promontorio un terrazzo
naturale che fu poi inglobato e sconvolto dalla prima edificazione e dalle
successive ristrutturazioni della fortezza, ospitando in particolare i
locali terranei e sotterranei della ( ucina e dispensa del cosiddetto Palazzo
baronale (vedi fig. 1,. In epoca antica per indicare la località
sede del tempio fu usato per antonomasia il termine greco PETRA, "promontorio".
Sempre in relazione all'Artemision sono state ritrovate numerose tracce
che attestano una continuità di frequentazione del sito per tutta
l'epoca greca e lucana fino all'età romana, ma non oltre il ll sec.
a. C. Se a tutt'oggi è impossibile mettere tutto ciò in relazione
con l'esistenza qui in antico di altri tipi di edifici, certamente non
va sottovalutata l'indicazione fornita dall'ininterrotta trasmissione del
toponimo Palo, di cui sopra dicevamo, che appare segno di una presenza
abitativa, seppur ristretta, certo senza soluzione di continuità
. La diminuita attenzione al promontorio, che comunque data dall'epoca
romana, può essere spiegata col concentrarsi allora dell'interesse
commerciale e residenziale lungo il litorale dell'attuale S. Marco di Agropoli,
che ospitò già nel I secolo a. C. un insediamento, chiamato
ERCULA in ricordo dell'Eroe che il mito collega va a questa località,
che sarebbe stata da lui percorsa nel viaggio verso la Sicilia(8). Per
la nascita e lo sviluppo di questo villaggio litoraneo, che si estese all'incirca
nell'area individuabile fra le attuali sèdi della linea ferroviaria,
I'Hotel Mare e l'Hotel Serenella, furono determinanti sia la maggiore vicinanza
alla foce del Testene, cioè al più idoneo punto di approdo
della costa, sia l'immediata aderenza all'asse viario che collegava Paestum
col promontorio fin dall'epoca protostorica, superando così la difficoltà
di guadare il Testene nei periodi di piena.
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