Il toponimo Cilento è stato utilizzato per indicare inizialmente un centro abitato sulla vetta del Monte Stella, poi il distretto di Vallo, infine tutta la parte meridionale della provincia di Salerno dal Sele a Sapri1. E' opportuno pertanto delineare la zona della Provincia del Principato Citra che veniva chiamata Cilento nel sec. XVIII. Tenendo conto della testimonianza degli scrittori dell'epoca, come Antonini, il Volpi, il Gatta,2 che mostrano anche delle divergenze nella descrizione dei confini, si può concludere che nel '700, la regione cilentana era quella compresa tra il Sele e l'Alento, ed una in senso lato che comprendeva anche la paludosa piana di Paestum, nonchè i rilievi di Trentinara e di Rocca d'Aspide. In base a tale divisione, il paese, che sarà oggetto del nostro studio nelle pagine seguenti, e cioè Agropoli, viene a trovarsi nel Cilento "storico", "quello al di qua dell'Alento. Pochi Km a sud di Salerno, pochissimi da Paestum, sorge Agropoli, che costituisce il primo tratto marittimo del Cilento, a sud della Piana del Sele, una tozza penisola trapezoidale che si protende nel mar Tirreno e che divide il golfo di Salerno da Quello di Policastro, ai confini con la Lucania. Il Cilento, una terra di contrasti, un misto di marine e di montagne di una bellezza qua delicata, là selvaggia, ma quasi sempre intatta, con case e paesi mimetizzati nel paesaggio e che raccontano storie antichissime. Agropoli è considerata la perla di questa terra. La parte antica della cittadina sorge in un promontorio proteso nel mare, la parte moderna si estende in una pianura costiera circondata da morbide colline. La cittadina gode di un clima tipicamente mediterraneo, caratterizzato da temperature miti, durante l'inverno (non inferiore quasi mai ai 5 gradi) e non eccessivamente alte , perchè mitigate dalle brezze marine, durante l'estate. All'inizio dell'età moderna il Cilento era sostanzialmente isolato dal resto del Principato Citra; il mare ostile, la pianura malarica, la lontananza dalla capitale spinsero la popolazione sempre di più all'interno. All'aumento della popolazione nelle zone interne e del Cilento orientale nel XVII sec. fa seguito, intorno, alla prima metà del XVII una stasi causata dalla eccessiva pressione demografica in rapporto alle risorse. La recessione, o stasi demografica, è da attribuirsi ad un calo dei ritmi di natalità ed aumento della mortalità per componenti soprattutto epidemiche che, con la peste, raggiungono il massimo della recrudescenza.3 Alla fine del XVIII sec. la popolazione cilentana è in netta ripresa con un buon incremento in tutte le zone. La crescita demografica si differenzia per zone e per livelli diversi sia economici che sociali. Le zone più attive sono quelle del Cilento Occidentale, delle colline litoranee, del Cilento orientale dove la crescita delle popolazinoe è di 206 punti annullando così gli effetti catastrofici del 1656.