Sul pianoro costiero denominato Sa�co, nei pressi di punta Tresino, un imponente casale settecentesco si erge sul monumentale muro di terrazzamento di una villa romana. L'impianto romano risale alla fine del III sec. a.C. - inizi del II sec. a.C. e perdura fino al lll sec. d.C. Tre campagne di scavo (1978-79-80) condotte dagli archeologi della Scuola Francese di Roma hanno restituito marmi, ceramiche e monete relativi alla vita dell'insediamento romano. Sono stati rinvenuff anche vari repeffi di età greca ed alcuni, addirittura, di età neolitica, che attestano una frequentazione umana molto antica, per prowedersi di acqua alla attigua fonte perenne, dopo essere approdati nella sottostante baia del Vallone. Dal tratto di mare antistante sono emerse numerose ancore ed anfore di età greca e romana a riprova del passaggio e dell'attracco di navi nell'antichit�. Anche ll culto dei morti � testimoniato dalla particolare tomba bisoma, un doppio sarcofago scavato in un masso di arenaria locale, in cui furono deposti due abitanti della villa romana.

LA VILLA DEL SAUCO PRESSO PUNTA TRESINO
Delia villa situata in località Sa�co, come anticipato, � visibile un muro monumentale costituito da blocchi di arenaria a forma di parallelepipedi, messi in opera senza malta. Sulle origini di questo muro che racchiude una superficie di 2700 mq (45 m est-ovest, 60 m nord-sud) a forma quadrangolare sono state avanzate varie ipotesi, anche quella di un santuario. I materiali emersi dai sondaggi di scavo eseguiti all'interno del muro e intorno al casale moderno dagli archeologi francesi confermano l'ipotesi di insediamento a carattere residenziale e non religioso gi� avanzata da P. Cantalupo, che aveva definito anche la tipologia del muro, classificato in base agli studi del Lugli, come opera poligonale della IV maniera e conseguentemente datato agli inizi del III sec. a.C. I pochi sondaggi effettuati hanno precisato che si tratta di una villa romana; ne hanno messo in luce solo la parte centrale, quella padronale, mentre non � stata ancora individuata la parte rustica in cui dovevano essere ubicati i torchi per olio e vino e i silos per il grano. E' certo che le ville oltre ad essere unit� agricole autonome presentano carattere difensivo e di osservazione delle zone poco sicure e l'impianto della nostra costruzione lascia pochi dubbi sull'origine dei pericoli che i suoi abitanti avrebbero dovuto prevenire: il mare. L'ipotesi di villa medio-repubblicana � confermata anche dalla rassomiglianza tipologica con altre terrazze cos� dotate di un avancorpo e disposte con una certa simmetria, come nel nostro esempio, elementi che caratterizzano appunto gli stanziamenti agricoli. Non si conosce per quest'epoca, 200 a.C., nessun'altra villa cos� importante come quella del Sa�co: infatti tutti gli altri esempi di simili costruzioni che si citano per i secoli IV e III a.C. sono lontani dal presentare un aspetto cos� monumentale.

REPERTI SUBACQUEI DEL VALLONE PRESSO PUNTA TRESINO
Il "Vallone", insenatura al limite meridionale della costa agropolese, in virt� di caratteristiche quali la notevole profondit� sottocosta, il riparo dai venti meridionali e la possibilit� di approvigionarsi di acqua dolce, nonch� la vicinanza a Paestum, svolse in antico l'importante ruolo di approdo marittimo. Ne sono testimonianza, oltre i materiali archeologici ritrovati sulla terraferma, una serie di reperti rinvenuti e recuperati dal Gruppo Archeologico "Agropoli" nel tratto di mare antistante l'insenatura stessa, entro 1,5 km ca. dalla costa e a profondit� variabili tra i 16 e i 40 m, reperti costituiti dalle parti in metallo di alcune ancore di periodo romano, da un'ancora in pietra di notevoli dimensioni databile tra il VI ed il V sec. a.C., da un'anfora di tipo "etrusco" pressoch� intatta e da frammenti di anfore d'età romana. Il "Vallone" non costituisce che uno dei tanti scali utilizzati in antico dalle navi, in particolare mercantili. Scali disseminati con buona frequenza lungo le linee seguite dalle rotte commerciali del periodo. La navigazione, in particolare delle imbarcazioni da carico, infatti, si svolgeva prevalentemente lungo la costa, per quanto il mare aperto non costituisse più per i naviganti un ostacolo insormontabile; si pensi alle rotte seguite dai Micenei nei loro traffici commerciali prima e alle colonizzazioni del Mediterraneo da parte dei Fenici e dei Greci poi. La navigazione di cabotaggio, come detto, costituiva un'esigenza non tanto per le unit� militari, quanto per le lente e panciute navi da trasporto che, pur con dimensioni variabili (dai 10 agli oltre 30 m) erano caratterizzate da un rapporto larghezza/lunghezza di 1:3. Le imbarcazioni di età greca e romana erano difatti progettate e costruite in maniera diversa a seconda che dovessero essere adibite a scopi militari o civili. Le navi militari avevano una sagoma filante ed erano mosse da una propulsione mista a remi e a vela che consentiva una notevole velocit� e, entro certi limiti, l'indipendenza da fattori meteorologici quali la mutevole direzione dei venti. Non si era infatti ancora riusciti a valersi della vela se non con vento nettamente favorevole e la velocit� che essa assicurava era mediocre. Di qui la necessit� per le navi da trasporto, che potevano awalersi unicamente del vento quale energia propulsiva, di navigare principalmente sottocosta e di fare tappa in attesa di un vento favorevole. Cosa che doveva imporsi tanto più spesso quanto più frequenti erano i cambi di rotta.